E la sorpresa è proprio questa, leggere una storia, che è letteratura. Fausto Scatoli con la sua scrittura passionale, fabulante di fantasia, si presenta al pubblico con questi racconti; tredici, come componenti di una cena conviviale, tredici (ultima cena di evangelica memoria); testo di sapore introspettivo- cosa rara al tempo di oggi!- Già dalle prime pagine, si avvertono echi di un Pirandello maturo, ma ancor meglio, traspare lo stile di un Alberto Moravia del suo romanzo forse più celebre (forse)-La Vita interiore.- Storie dello zodiaco, appunto, il titolo di questo trascinante romanzo di Fausto Scatoli (autore Gardesano) –Costa Edizioni, Montesilvano (PE), 2022 è, per usare un termine abusato; lo spartiacque tra un visione classica di scrittura e la modernità di un “ritorno dell’io”.
L’ autore, con la sua eleganza passionale, a tratti sanguigna, a tratti ironica e fantasiosa, tuttavia pregno di suggestiva fantascienza, fa giustizia, e travolge, come furia, certa letteratura di genere, ritrova e riporta a vita nuova l’introspezione, ma vista attraverso lo sguardo a volte attento, a volte enigmatico di sé stesso spettatore esterno, materializzatasi in molteplici voci, o meglio, la stessa voce con infinite tonalità . Dunque, una voce -non poco fa, come romanza di un’opera celebre- costante, sempre presente, come un primo attore sulla scena, ben presto prende in mano la “regia” e dispone a suo piacimento dell’intimità recondita. E le voci diventano Fausto, donano al lettore una nuova idea di “sensualità”, ma sapientemente introspettiva, riesce ad andare oltre la mera vibrazione cerebrale.
Al momento dell’entrata in scena-tutte storie appaiono come un racconto dietro un velo-, allo stesso modo di un movimento coreografico di figure che raccontano la medesima trama, ma con voci diverse- e Fausto, come una sorta di magico fluido lirico si trasforma in ognuna di esse. La scrittura, certamente non banale, tra le righe offre, la ricchezza lessicale e sintattica, che indubbiamente sono patrimonio dell’autore; c’è nelle prime pagine la struttura innovativa della trama teatrale -“romanzo-teatrale?”-, un consistente ibrido di autobiografia incastonata nella tradizionalità narrativa del romanzo classico. Un intreccio ben ordito di pirandellismo e una realtà visionaria già apparsa nella letteratura recente. A conclusione, seppur non breve, siamo davanti a un romanzo “non romanzo”: dal mero versante letterario, una vota usciti dall’aspetto, psicologico della lettura, si entra in una dimensione formale e innovatrice, che più di una volta destabilizza le certezze acquisite. Le stesse che fanno da colonne portanti della socialità, la trasgressione(questa volta senza virgolette) è proprio questa , uscire dalle regole della socialità, e la parola scritta di Fausto si fa veicolo di quest’idea. Dunque, romanzo -non romanzo-. E la tradizione letteraria europea è ricca di romanzi “finiti-non finiti”, i vari Kafka, Musil, e perché no, anche Fausto Scatoli, hanno creato capolavori senza fine, perché, per il motivo molto semplicemente letterario che il vero fine del romanzo è permettere ai personaggi di rivelarsi, come sosteneva Moravia. E i personaggi, si rivelano, o meglio diventano persone, poiché è la narrazione stessa che opera questa metamorfosi; si può dire che tutta la storia, sebbene poco dialogata, assume nel momento del parlato un’atmosfera teatrale, o cinematografica. A conclusione, dobbiamo proprio a Fausto, una nuova idea di rinnovamento del romanzo.