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Giovedì, 07 Settembre 2023 19:40

Pescara, Nuova Pescara. Si mantengono 60 consiglieri. Il nome si può cambiare con Legge regionale?

 Di Costanzo sulle poltrone: "ridurre i costi della politica e dunque il numero dei rappresentanti nelle municipalità è buono, ma votare contro un emendamento che lo fa è ancora meglio, specie se anziché riconoscere 60 consiglieri, scelgono di mantenere gli 88 dello schema di partenza perché loro si battevano per 52! "

Dopo la Commissione della Pescarona di ieri Romina Di Costanzo, consigliere comunale di Montesilvano scrive delle considerazioni sul proprio priflo social.

Ah, che magnifica danza quella dell'approvazione dello statuto della nuova realtà urbana! Ah a quale spettacolo di maturità politica abbiamo avuto il privilegio di assistere. È chiaro che il tema dello Statuto sia solo una questione di facciata. C'è chi sostiene che basti eliminare la parola "Nuova" dal nome, abolire le giunte e ridurre il numero dei consiglieri per trasformare la città in qualcosa di completamente nuovo. L’arrocco non è certo dettato da posizioni di campanile quanto la difesa della rappresentanza e delle peculiarità dei comuni di provenienza di fronte ad interlocutori che vogliono annettere e sgrassare in virtù dello sguardo in avanti ogni traccia della storia dei comuni costituenti, una sorta di damnatio memoriae moderna.

E che dire degli emendamenti? Era così evidente che ci fosse un gioco di muro contro muro. E davanti alla matematica dei numeri, con il Comune “annessore” in netta inferiorità, ci si aspettava che questi venissero ritirati per trovare un compromesso. Ma no, invece... L'emendamento numero uno, quello che voleva eliminare il preambolo statutario, ha subito svelato l'intenzione di privare il testo di un riferimento storico essenziale. Addio comuni costituenti! E che dire dell'emendamento numero due sulla denominazione? C'era persino un obbligo costituzionale a cui fare riferimento: l’art.133 c.2, ai sensi del quale la Regione adotta una delibera 2013 funzionale all’indizione di un referendum consultivo che riportava già nel quesito referendario il nome “Nuova Pescara”. Nome riportato anche sulla legge regionale n. 26/2018 che istituiva il nuovo comune, mentre la legge regionale successiva n.13/2023, nell’abrogare la precedente, parla di “Pescara” e deroga tuttavia all’art.1 c.8 la possibilità nello statuto di disporre una nuova denominazione per l’ente (contravvenendo anche l’obbligo costituzionale citato). Ma sembra che questo dettaglio sia passato in secondo piano. La Corte Costituzionale ha sottolineato più volte che il nome di un comune non può essere modificato senza coinvolgere le popolazioni interessate (n.204/1981; n.279/1984, n. 237/2004; n. 123/2019). E senza voler scomodare con quest’ultima sentenza, la regione Sicilia a statuto speciale, ricordo che lo stesso Consiglio regionale abruzzese, nel caso recente del cambio di denominazione del comune di Popoli con l’apposizione “terme”, nella parte della delibera funzionale all’indizione del referendum specifica testualmente che ai sensi del’art.78 dello statuto regionale, c.1 art. 78 dello Statuto della Regione Abruzzo, per “il cambio del nome la necessità di un referendum consultivo delle popolazioni interessate, prima di essere approvati con legge”. Dunque la modifica non può essere fatta senza previo coinvolgimento popolare, con la sola legge regionale. A meno che si voglia fare una forzatura, tra l’altro in direzione ostinata e contraria alla volontà popolare.

Ma non importa, in questo caso, non si può fare, anche se lo dice la stessa regione che ha abrogato la parola “Nuova”?

Una parolina per alcuni è inconsistente, ma per i più assume il ruolo di testimone, tracciatore e custode dell'avvenuta fusione e non mortifica totalmente gli altri due comuni costituenti. D'altronde se i colleghi guardano così avanti da voler fare affidamento esclusivamente sull’ultima legge regionale, perché allora voler emendare lo statuto con la denominazione per i municipi III e IV rispettivamente Castellammare e Porta Nuova?

E che dire dell’emendamento di attenuazione del referendum propositivo o di indirizzo, con la degradazione dell’istituto di partecipazione, snaturando la consultazione popolare, Proposta che arriva proprio da chi ieri rivendicava e augurava a spada tratta un rapporto diretto, senza frapposizioni, tra cittadino ed esercizio diretto delle funzioni.

E che dire dell'emendamento che proponeva di attenuare il valore del referendum propositivo o di indirizzo? Davvero una mossa incomprensibile che snatura la consultazione popolare, che dovrebbe essere un mezzo attraverso il quale i cittadini esercitano un'influenza diretta sulle decisioni dell'organo competente. Mossa ancor più incomprensibile in quanto proveniente da coloro che nella stessa aula di ieri hanno predicato l'importanza di un rapporto diretto e senza intermediazioni tra i cittadini e l'esercizio delle funzioni pubbliche.

E che dire, in tema di decentramento, della volontà di soppressione della giunta, con l’eliminazione della quale, lasciando invariata l’elezione diretta del Presidente di Municipio (risultato di mediazioni con il comune più grande) dà corpo ad uno sbilanciamento di poteri, in una forma di governo para-presidenziale, in cui il presidente, senza un minimo di esecutivo, assume a sé tutti i poteri?

E che dire della riduzione del numero dei Consiglieri? Dopo la bocciatura di un emendamento dei colleghi pescaresi che contraeva il numero dei consiglieri (per municipio 10/14/14/14) perché opporsi alla votazione dell’unico nostro emendamento (n.18) che altrettanto li riduceva con lo scarto di 2 in più a municipio (per municipio 12/16/16/16), conservando di conseguenza l’impianto iniziale (per municipio 16/24/24/24). Un sillogismo che sfida la logica algebrica: ridurre i costi della politica e dunque il numero dei rappresentanti nelle municipalità è buono, ma votare contro un emendamento che lo fa è ancora meglio, specie se anziché riconoscere 60 consiglieri, scelgono di mantenere gli 88 dello schema di partenza perché loro si battevano per 52! Paradossale, si trattava solo di scegliere soluzioni alle modifiche prospettate visto che andavano tutti nella stessa direzione.

Insomma, sembra che lo sguardo verso il futuro sia così acuto che non c'è spazio per la storia o la semplice matematica dei numeri. Sono convinta che la nuova entità che emergerà da questa fusione sia destinata a diventare una forza trainante nell'ambito della governance locale, con maggiori risorse e opportunità per i suoi abitanti, ma non con queste premesse!

E non si dica, con la supponenza dell’aspirante cittadino navigato che si rivolge al contadinotto, che siamo lontani dalle grandi visioni e dai contenuti della città futura: oggi, stabilendo le regole del nuovo comune, avremmo dovuto posare la pietra d’angolo di quella che tutti ci auguriamo diventerà una splendida cattedrale. Invece, piuttosto che a un solenne rituale, abbiamo assistito a uno spettacolo di teatro dell’assurdo (d’avanguardia ma visionario).

Ultima modifica il Giovedì, 07 Settembre 2023 20:07

chiacchiere da ape