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Giovedì, 16 Maggio 2024 13:27

Il Giudizio: questo incompreso.

Terea LaViola in un evento sul benessere di Annalisa Potenza Terea LaViola in un evento sul benessere di Annalisa Potenza

In genere, quando si parla di giudizio le persone storcono il naso, si incupiscono e pensano subito ai giudizi negativi che possono attribuire a se stesse oppure ricevere dagli altri, senza tuttavia riflettere che esistono anche giudizi positivi.

Alcuni, anziché sforzarsi di capire oppure far capire bene cosa è effettivamente un giudizio e qual è la sua reale funzione, preferiscono ripetere a mo’ di mantra che non bisogna mai giudicare oppure che bisogna sospendere il giudizio, illudendosi tra l’altro che con le due sole magiche paroline “non” e “giudicare”, tutti possiamo diventare più buoni... Questo è uno dei molteplici e simpatici paradossi della natura umana che, in determinate situazioni, si mostra abile ad osservare solo un lato della cosiddetta “medaglia”, lasciando in ombra l’altro… Ricordiamo allora cosa è un giudizio. Secondo la Treccani esso è “la facoltà stessa della mente che giudica e l’attitudine a ben giudicare: (persona di retto giudizio); criterio, discernimento, senno, riflessione, prudenza Altre definizioni: qualsiasi affermazione, verbale oppure scritta la quale non sia una semplice constatazione di fatto, ma esprima un’opinione sulle qualità, il valore, il merito di persona o cosa; spesso quindi sinonimo di parere, opinione, avviso .

Da queste delucidazioni si evince che il giudizio è una facoltà della mente che consente di discernere situazioni, cose, persone, oggetti, pensieri, emozioni per poter orientarsi nel mondo, capire, scegliere, esprimere pareri e opinioni ecc.. Va da sé che il giudizio non è per natura qualcosa di negativo come alcune persone e studiosi vogliono far credere ma è semplicemente una facoltà che ci permette di vivere, di capire chi siamo e cosa vogliamo. Il giudizio può essere sia di tipo positivo, quando ad esempio esprimiamo un parere favorevole su una situazione, oggetto o persona (questa casa è confortevole, questa bambina è proprio graziosa; questa spiaggia è stupenda) oppure negativo, quando esprimiamo un parere sfavorevole (questa borsa è di qualità scadente, questa presentatrice è diventata sgradevole con tutto quel botulino; chi non rispetta la fila è un maleducato).

Il giudizio, quindi, denota l’affermazione del proprio modo di vedere il mondo e del proprio “modo di sentire ed essere”, ed è utile a formare opinioni, a operare scelte e a prendere decisioni; modo di sentire ed essere che deriva da più fattori: dal corredo genetico, dall’ambiente in cui si cresce e dal sistema di valori e comportamenti che tale ambiente trasmette in termini di educazione e apprendimento. Avere una buona capacità di giudizio consente di discernere le situazioni, di comprendere chi si ha di fonte, di fare scelte benefiche per sé e per gli altri.

Questo, invece, assume connotati negativi e distruttivi quando:

1) si ha la tendenza a considerare il sistema di valori personale come l’unico modello di riferimento, senza alcuna considerazione e rispetto per quello altrui (giudizio esterno) 2) non ci si considera all’altezza del sistema valoriale di riferimento personale oppure sociale, generando così sentimenti di rabbia o scarsa autostima verso se stessi (giudizio interno). Con il pregiudizio, invece, c’è la tendenza a far prevalere le proprie idee e convinzioni in maniera ancora più rigida rispetto al giudizio negativo, specialmente se vengono espressi pensieri e pareri aggressivi e offensivi, senza aver preventivamente avuto modo di conoscere le situazioni, gli oggetti e le persone che vengono giudicati. Esso quindi si dimostra realmente negativo e dannoso.

Purtroppo, nella nostra società altamente tecnologica e tuttavia molto poco evoluta dal punto di vista dell’empatia, del rispetto e della solidarietà, è diventata quasi una moda (complici i social) giudicare negativamente e denigrare il prossimo, motivo per cui si sta sviluppando una controtendenza in cui si sollecita la gente a non emettere giudizi inopportuni, in poche parole a “non giudicare”. Questo non vuol dire però che il giudizio sia una facoltà della mente da cui fuggire e demonizzare in quanto, senza il suo supporto, rischieremmo di perdere la capacità di orientarci, di discernere, di capire e scegliere con chi vogliamo stare, cosa vogliamo fare, chi vogliamo essere, dove vogliamo arrivare. Se non fossimo dotati di questa preziosa e utile facoltà, non potremmo capire se una persona è adatta o meno a diventare nostra amica: non potremmo comprendere che un uomo che ne uccide altri, è un assassino; non potremmo renderci conto che chi non rispetta “mai” il codice della strada o una fila è incivile, che chi ruba “sempre” (anche allo Stato), è un ladro; che un capo che riprende “sempre” i propri dipendenti o li licenzia perché si assentano qualche volta per motivi di salute oppure sono in maternità, è un essere senza cuore.

La cosa importante è prestare attenzione a non emettere giudizi affrettati o, ancora peggio, essere in balia dei pregiudizi i quali rendono ciechi e insensibili alle situazioni nonchè alle esigenze e problemi altrui. Un modo per capire se un giudizio negativo può essere accolto o meno è “osservare nel tempo un determinato comportamento di una persona e constatare se esso continua a ripetersi”. Ad esempio, se una persona non rispetta le regole della strada “qualche volta”, probabilmente ha agito in modo involontario oppure per una emergenza; viceversa, se non le rispetta “mai”, nessuno vieta di giudicarla incivile; se una persona urla “sempre” nei luoghi pubblici o negli uffici per farsi ascoltare, potrebbe apparire prepotente o maleducata; se, nella civiltà occidentale, un uomo sposato ha relazioni con diverse donne contemporaneamente e di nascosto dalla propria moglie, forse non è una persona molto seria; se un alunno decide di non studiare per un intero anno scolastico, con tutta la buona volontà e comprensione, che tipo di “giudizio” potrà mettergli un docente? Che fine farà quell’alunno? Dato che trattasi di domande retoriche, quest’ultimo è uno di quei casi in cui si può evitare di rispondere, anzi si può sospendere ogni tipo di giudizio...

Ultima modifica il Giovedì, 16 Maggio 2024 14:28

chiacchiere da ape