Alcuni, anziché sforzarsi di capire oppure far capire bene cosa è effettivamente un giudizio e qual è la sua reale funzione, preferiscono ripetere a mo’ di mantra che non bisogna mai giudicare oppure che bisogna sospendere il giudizio, illudendosi tra l’altro che con le due sole magiche paroline “non” e “giudicare”, tutti possiamo diventare più buoni... Questo è uno dei molteplici e simpatici paradossi della natura umana che, in determinate situazioni, si mostra abile ad osservare solo un lato della cosiddetta “medaglia”, lasciando in ombra l’altro… Ricordiamo allora cosa è un giudizio. Secondo la Treccani esso è “la facoltà stessa della mente che giudica e l’attitudine a ben giudicare: (persona di retto giudizio); criterio, discernimento, senno, riflessione, prudenza Altre definizioni: qualsiasi affermazione, verbale oppure scritta la quale non sia una semplice constatazione di fatto, ma esprima un’opinione sulle qualità, il valore, il merito di persona o cosa; spesso quindi sinonimo di parere, opinione, avviso .
Da queste delucidazioni si evince che il giudizio è una facoltà della mente che consente di discernere situazioni, cose, persone, oggetti, pensieri, emozioni per poter orientarsi nel mondo, capire, scegliere, esprimere pareri e opinioni ecc.. Va da sé che il giudizio non è per natura qualcosa di negativo come alcune persone e studiosi vogliono far credere ma è semplicemente una facoltà che ci permette di vivere, di capire chi siamo e cosa vogliamo. Il giudizio può essere sia di tipo positivo, quando ad esempio esprimiamo un parere favorevole su una situazione, oggetto o persona (questa casa è confortevole, questa bambina è proprio graziosa; questa spiaggia è stupenda) oppure negativo, quando esprimiamo un parere sfavorevole (questa borsa è di qualità scadente, questa presentatrice è diventata sgradevole con tutto quel botulino; chi non rispetta la fila è un maleducato).
Il giudizio, quindi, denota l’affermazione del proprio modo di vedere il mondo e del proprio “modo di sentire ed essere”, ed è utile a formare opinioni, a operare scelte e a prendere decisioni; modo di sentire ed essere che deriva da più fattori: dal corredo genetico, dall’ambiente in cui si cresce e dal sistema di valori e comportamenti che tale ambiente trasmette in termini di educazione e apprendimento. Avere una buona capacità di giudizio consente di discernere le situazioni, di comprendere chi si ha di fonte, di fare scelte benefiche per sé e per gli altri.
Questo, invece, assume connotati negativi e distruttivi quando:
1) si ha la tendenza a considerare il sistema di valori personale come l’unico modello di riferimento, senza alcuna considerazione e rispetto per quello altrui (giudizio esterno) 2) non ci si considera all’altezza del sistema valoriale di riferimento personale oppure sociale, generando così sentimenti di rabbia o scarsa autostima verso se stessi (giudizio interno). Con il pregiudizio, invece, c’è la tendenza a far prevalere le proprie idee e convinzioni in maniera ancora più rigida rispetto al giudizio negativo, specialmente se vengono espressi pensieri e pareri aggressivi e offensivi, senza aver preventivamente avuto modo di conoscere le situazioni, gli oggetti e le persone che vengono giudicati. Esso quindi si dimostra realmente negativo e dannoso.
Purtroppo, nella nostra società altamente tecnologica e tuttavia molto poco evoluta dal punto di vista dell’empatia, del rispetto e della solidarietà, è diventata quasi una moda (complici i social) giudicare negativamente e denigrare il prossimo, motivo per cui si sta sviluppando una controtendenza in cui si sollecita la gente a non emettere giudizi inopportuni, in poche parole a “non giudicare”. Questo non vuol dire però che il giudizio sia una facoltà della mente da cui fuggire e demonizzare in quanto, senza il suo supporto, rischieremmo di perdere la capacità di orientarci, di discernere, di capire e scegliere con chi vogliamo stare, cosa vogliamo fare, chi vogliamo essere, dove vogliamo arrivare. Se non fossimo dotati di questa preziosa e utile facoltà, non potremmo capire se una persona è adatta o meno a diventare nostra amica: non potremmo comprendere che un uomo che ne uccide altri, è un assassino; non potremmo renderci conto che chi non rispetta “mai” il codice della strada o una fila è incivile, che chi ruba “sempre” (anche allo Stato), è un ladro; che un capo che riprende “sempre” i propri dipendenti o li licenzia perché si assentano qualche volta per motivi di salute oppure sono in maternità, è un essere senza cuore.
La cosa importante è prestare attenzione a non emettere giudizi affrettati o, ancora peggio, essere in balia dei pregiudizi i quali rendono ciechi e insensibili alle situazioni nonchè alle esigenze e problemi altrui. Un modo per capire se un giudizio negativo può essere accolto o meno è “osservare nel tempo un determinato comportamento di una persona e constatare se esso continua a ripetersi”. Ad esempio, se una persona non rispetta le regole della strada “qualche volta”, probabilmente ha agito in modo involontario oppure per una emergenza; viceversa, se non le rispetta “mai”, nessuno vieta di giudicarla incivile; se una persona urla “sempre” nei luoghi pubblici o negli uffici per farsi ascoltare, potrebbe apparire prepotente o maleducata; se, nella civiltà occidentale, un uomo sposato ha relazioni con diverse donne contemporaneamente e di nascosto dalla propria moglie, forse non è una persona molto seria; se un alunno decide di non studiare per un intero anno scolastico, con tutta la buona volontà e comprensione, che tipo di “giudizio” potrà mettergli un docente? Che fine farà quell’alunno? Dato che trattasi di domande retoriche, quest’ultimo è uno di quei casi in cui si può evitare di rispondere, anzi si può sospendere ogni tipo di giudizio...