I Giovani Comunisti di Pescara vogliono ricordarlo simbolicamente con uno striscione nel giorno della sua morte avvenuta per mano mafiosa il 9 maggio del 1978. Peppino gridava a Cinisi: “la mafia è una montagna di merda”. In un Paese come il nostro, in cui è acclarato che eminenze grigie della nostra politica hanno avuto contatti con la mafia, non possiamo fare altro che rendere indelebile la memoria di chi, come Peppino e tanti altri, ogni giorno ha lottato contro questo sistema criminoso.
Il nostro Abruzzo non è immune da infiltrazioni della criminalità organizzata, le regole facili, lo sviluppo edilizio sfrenato, l’intreccio tra affari e politica hanno reso permeabile il tessuto economico, lo dimostrano le inchieste e i beni confiscati sul nostro territorio. Il sistema denunciato da Peppino è ancora in piedi e prolifera nei silenzi, nelle complicità, nel “tanto non cambia niente”.
La vita del rivoluzionario siciliano è la dimostrazione che la lotta contro la mafia non può che partire dal rifiuto totale dei suoi “valori” , l’opportunismo dei favori invece della certezza dei diritti, la violenza, l’arroganza del potere. “Con le idee e il coraggio di Peppino noi continuiamo” recitava lo striscione che nel giorno del funerale fu portato dai suoi compagni e dalle sue compagne. Crediamo che il modo migliore di ricordarlo sia quello di combattere tutti i giorni per non abituarsi a ingiustizie, clientele, oppressioni e atteggiamenti mafiosi.