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Martedì, 28 Marzo 2023 10:21

Alitalia, Ue: "Prestito da 400 mln del 2019 illegale, va restituito". Ecco come.

Scritto da A.C.

Alitalia, conto da 10 miliardi euro in 45 anni. Anche l'ultimo dei prestiti ponte concessi alla moribonda Alitalia era illegale.

Con una decisione "attesa" dal governo e "ampiamente prevista" anche nei palazzi Ue, Bruxelles ha messo la parola fine alle sue indagini sugli aiuti di Stato elargiti da Roma tra il 2017 e il 2019 all'ex compagnia di bandiera nell'estremo tentativo - poi naufragato - di rianimarla. Si apprende da Ansa.

Rilevando che, con il versamento finale da 400 milioni di euro, l'Italia ha chiuso entrambi gli occhi sull'impossibilità del vettore di rimborsare i prestiti, preoccupandosi solamente di mantenerlo artificialmente in vita. Una condotta illecita, rea di alterare la competizione sul mercato europeo, e che ora l'Italia dovrà espiare recuperando l'intero ammontare dei sussidi - 1,3 miliardi di euro - maggiorati degli interessi. L'onere del rimborso non ricadrà comunque sulle spalle della newco Ita: per Bruxelles non è lei l'erede economica di Alitalia. Una valutazione espressa nel 2021 e che per il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, mostra la rettitudine dell'azione di governo, impegnato a garantire che la newco sia in totale discontinuità con la vecchia compagnia e capace di reggersi sulle proprie gambe.

Frutto di un'inchiesta durata quasi tre anni, l'annuncio dell'Antitrust Ue ricalca la decisione già presa nel 2021 sui prestiti ponte risalenti al 2017, quando il governo guidato da Paolo Gentiloni acconsentì a dirottare verso Alitalia aiuti per 900 milioni di euro poi ritenuti illeciti dai servizi di Margrethe Vestager. E ne suggella il giudizio di "incompatibilità" con i trattati comunitari. Il nuovo - e ultimo - prestito da 400 milioni di euro, datato 26 ottobre 2019 e firmato dal Conte bis, nella valutazione di Bruxelles, "ha conferito" all'ex compagnia di bandiera "un ingiusto vantaggio economico rispetto ai suoi concorrenti sulle rotte nazionali, europee e mondiali".

E, è l'ulteriore addebito della Commissione, "l'Italia non si è comportata come avrebbe fatto un investitore privato" che, davanti alle ridotte speranze di ottenere un rimborso, all'epoca non si sarebbe esposto concedendo un ulteriore aiuto al vettore. Il prestito - l'ultimo dell'era Alitalia che dal 1974 ha presentato un conto di 10,40 miliardi allo Stato, pari nelle stime di Assoutenti a 519 euro a famiglia "tra salvataggi, aumenti di capitale e contributi pubblici" - non poteva essere approvato neppure come aiuto al salvataggio perché, rincara ancora Bruxelles, dopo i sussidi precedenti non si configurava più come un provvedimento 'una tantum'. Tutti nodi che ora però arrivano al pettine: Roma è chiamata a recuperare l'intero pacchetto da 1,3 miliardi di euro. Non dovrà comunque chiederli indietro a Ita che, pur essendo nata dalle sue ceneri, per l'Ue non rappresenta "il successore economico" di Alitalia. E, davanti al fallimento dell'ex vettore nazionale, la via indicata da Bruxelles è quella di usare, fin dove sarà possibile, il ricavato della vendita degli asset. L'eventuale somma restante sarà persa. Una decisione che, ha rivendicato Giorgetti, "è la dimostrazione" che l'Italia è "nel giusto" e intende "continuare su questa strada" per l'indipendenza della newco. Ma che segna una vittoria solo effimera per i consumatori italiani perché, nel laconico commento del Condacons, i soldi "difficilmente potranno essere recuperati e tornare nelle disponibilità della collettività".

Alitalia, conto da 10 miliardi euro in 45 anni

Un totale di oltre 10 miliardi di euro di denaro pubblico versato in Alitalia in quarantacinque anni per cercare di tenerla in piedi. Ecco in sintesi una scheda degli interventi dal 1974 al 2019.

Il punto di partenza è uno studio di alcuni anni fa di Mediobanca che ha diviso la storia della ex compagnia di bandiera in due grandi tronconi: il primo fra il 1974 ed il 2007 ed il secondo fra il 2008 ed il 2014. Gli interventi sul capitale da parte dello Stato diventano "particolarmente intensi" a partire dalla metà degli anni '90, sottolinea Mediobanca nel suo report. Fino al 1995 lo Stato aveva sborsato 591 milioni di euro, nel decennio 1996-2005, (anni in cui ai Governi si susseguono Prodi, D'Alema, Amato e Berlusconi), il sostegno pubblico tocca i 2,34 miliardi, portando il totale a 2,94 miliardi circa. A questi si aggiungono interventi di minore consistenza, in forma di contributi pubblici per l'addestramento dei piloti (245 milioni) e ulteriori 167 milioni per l'aumento di capitale riservato a Fintecna per rilevare il 51% di Alitalia Servizi e per la successiva ricapitalizzazione.

Il totale degli esborsi diventa così 5,397 miliardi di euro, dal quale però vanno tolti i proventi: si tratta degli introiti da collocamento (972 milioni), delle imposte sul reddito (862 milioni) e dai dividendi (242 milioni). Nasce così il 'buco' da 3,32 miliardi di euro dal 1974 al 2007.

Tra il 2007 e il 2014 inizia l'amministrazione controllata.

Gli interventi da parte dello stato sono diversi e variegati, la maggior parte dei quali spalmati su più esercizi. Si inizia nel 2008, quando il governo Berlusconi fermò la cessione ad Air France per puntare all'italianità, con un prestito ponte da 300 milioni da parte del Mef per la continuità dei voli, per arrivare nel 2014, col governo Renzi, all'investimento da 75 milioni di euro di Poste che entra, in via indiretta, nel capitale azionario della compagnia.

Le uscite dal 2007 al 2014, anno dell'ingresso di Etihad con il 49% e della nascita della 'nuova' Alitalia svincolata dallo Stato, sono pari a 4,1 miliardi di euro, arrivando così ad un totale di 7,4 miliardi. Finito il sodalizio con Etihad, nel 2017 il governo Gentiloni concede altri due prestiti ponte per complessivi 900 milioni di euro per tenere Alitalia in volo, facendo lievitare l'esborso da parte dello Stato a 8,3 miliardi di euro.

Ma non è finita.

A dicembre 2019 il governo M5S-Pd concede altri 400 milioni, ossia il prestito ritenuto illegale dalla Ue, per una spesa statale di 8,7 miliardi. A questi si aggiungono 1,35 miliardi stanziati per la newco Ita Airways ed approvati dalla commissione europeo rispetto ai 3 miliardi inizialmente previsti dal governo italiano. Oltre a questi vanno considerati i 350 milioni previsti come residuo del decreto "Cura Italia". L'esborso totale arriva così a 10,40 miliardi.

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