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Mercoledì, 18 Gennaio 2017 18:30

Abruzzo/maltempo. M5S, “vittima di incuria e malgoverno” WWF: basta cemento sulle rive fiumi

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Le critiche alla gestione del maltempo e un'ipotesi sugli errori del passato.

 

“In queste ore l’Abruzzo è una Regione allo stremo, un territorio messo in ginocchio dalle abbondanti nevicate e dalle piogge degli ultimi tre giorni. La domanda che tutti si fanno e che ci facciamo anche noi è semplice: è possibile che un’intera Regione rimanga paralizzata a causa di condizioni meteorologiche previste, annunciate e prevedibili considerando che siamo nel mese di gennaio? La verità è che l’emergenza neve ha messo a nudo le troppe e intollerabili fragilità di questa Regione, vittima dell’incuria e del malgoverno più che del maltempo”. Lo afferma il senatore abruzzese del Movimento 5 Stelle Gianluca Castaldi.

“Non è accettabile - continua - che tre giorni di neve lascino oltre 500mila persone senza luce, al buio e al gelo, e molte anche senza acqua, intere frazioni del Chietino e del Teramano completamente isolate, con rischi enormi soprattutto per gli anziani e i malati, scuole chiuse, fabbriche ferme e viabilità ko”.

“A chi  tra Autorità per l’Energia, Direzione di Terna, funzionari del MISE - prosegue - dobbiamo i gravissimi disservizi che stanno colpendo la distribuzione dell'energia elettrica in Abruzzo, concentrate guarda caso in Provincia di Chieti, con pesantissimi effetti sulla vita delle persone, dopo la conclusione del viadotto Villanova-Gissi che avrebbe dovuto alleviare le congestioni di rete? Avremmo dovuto avere più sicurezza ed affidabilità e invece abbiamo sotto gli occhi una vera e propria catastrofe. Le scuse sarebbero gradite, le dimissioni anche”.

“Come se non bastasse - conclude -, questa mattina è esondato il fiume Pescara, una situazione di criticità che si ripete ogni volta che le piogge si fanno più abbondanti. Ai cittadini che in queste ore sono rimasti soli e al freddo bisogna spiegare dove sono andate a finire le risorse per il dissesto idrogeologico e quelle per la manutenzione, perchè nessuno può credere che gli enormi disagi e i disservizi di questi giorni non fossero evitabili”.

 

Il WWF: “Basta cemento sulle rive dei fiumi e in zone di frana”

“La drammatica emergenza di queste ore ci insegni almeno la prevenzione. La soluzione è avviare un progetto a lungo termine per la rimozione degli argini che non risolvono nulla ma spostano soltanto il rischio e per la delocalizzazione del mal costruito “

 

Afferma il WWF: “La situazione drammatica di queste ore, con nevicate e piogge eccezionali e con le esondazioni che in più punti hanno interessato e/o minacciano di interessare il fiume Pescara e i suoi affluenti, obbliga a una riflessione: quel che sta accadendo avviene certamente per condizioni meteo eccezionali – cui tuttavia dovremo abituarci in virtù dei cambiamenti climatici in atto – ma anche perché abbiamo troppo cementificato e abbiamo preteso, con un argine, di difendere una zona con edifici che non avrebbero mai dovuto essere costruiti a discapito di tante altre.”

Il WWF Chieti-Pescara invita a trarre da questa situazione almeno un insegnamento: si cominci davvero a prevenire e la prima regola per farlo è smettere di costruire qualsiasi manufatto a ridosso delle rive dei fiumi e in zone a rischio frana. “Ai fiumi in particolare vanno restituite le loro zone di esondazione naturale, altro che costruire artificiali casse di espansione!”

“La Regione porti avanti il suo piano di adattamento ai cambiamenti climatici, cui si sta da tempo lodevolmente lavorando, ma gli dia da subito concretezza avviando un vasto programma di riqualificazione ambientale per il recupero dei servizi ecosistemici, elaborato a livello di bacini idrografici e non con interventi locali svincolati da una visione di insieme.”

E soprattutto preveda da subito, come interventi di emergenza e di prevenzione: 1) il divieto assoluto di qualsiasi intervento edilizio (costruzioni di ogni genere ma anche capannoni, strade, ecc.) lungo i fiumi per una fascia di rispetto da valutare caso per caso ma comunque mai inferiore ai 200 metri; 2) la rimozione di opere di difesa obsolete, inutili o, peggio, dannose; 3) la graduale completa delocalizzazione del mal costruito e il ripristino delle aree di esondazione naturale.”