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Martedì, 25 Giugno 2024 10:20

La strana storia del Piano Solo. Protocollo di «enucleazione» di 731 politici e sindacalisti di sinistra.

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Parata del 2 giugno 1964 Parata del 2 giugno 1964

La commissione parlamentare alla fine concluse: «una deviazione deprecabile» ma non tentativo di colpo di Stato

Nel marzo 1964 la crisi della lira preoccupava le Istituzioni, cominciava ad esserci tanta disponibilità di prodotti per l'acquisto, aumentava la produttività e di conseguenza i lavoratori chiedevano un salario adeguato e i mercati speravano in una svalutazione della lira. Intanto erano attese le riforme in Parlamento con il Governo Moro. In questa situazione, piuttosto tesa, cresceva la preoccupazione per una parte della politica di possibili disordini nell'ordine pubblico.

Per una certa politica la soluzione fu la preparazione di un protocollo: passò alla storia come Piano Solo.

Fu predisposto nel 1964 da Giovanni de Lorenzo - comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, con il benestare del Presidente della Repubblica Antonio Segni. Venne indicato come piano di emergenza speciale a tutela dell'ordine pubblico. Il piano prevedeva di occupare questure, sedi di partiti e sindacati. 'Solo', questo nome proveniva dal fatto che il Piano era affidato solo ai Carabinieri.

Il progetto, in sostanza, si proponeva di assicurare all'Arma dei Carabinieri il controllo militare dello Stato per mezzo dell'occupazione dei cosiddetti «centri nevralgici» e, soprattutto, prevedeva un progetto di «enucleazione», cioè il prelevamento e il conseguente rapido allontanamento di 731 persone considerate pericolose del mondo della politica e del sindacato: avrebbero dovuto essere raggruppati e raccolti nella sede del Centro Addestramento Guastatori di Torre Poglina (nei pressi di Alghero, in seguito principale base militare di addestramento della struttura clandestina Gladio), adattata a tempo di record dal SIFAR, e dove sarebbero stati «custoditi» sino alla cessazione dell'emergenza.

Nel Piano non era inclusa una lista di 731 uomini politici e sindacalisti di sinistra che i carabinieri avrebbero dovuto prelevare e trasferire in varie sedi, tra cui la base militare segreta di Capo Marrargiu. La lista di enucleandi era prevista invece dalla circolare Vicari e sicuramente in altri piani di contingenza.

La lista dei soggetti da prelevare sarebbe stata ricavata ed elaborata sulla base delle risultanze di riservati fascicoli del SIFAR, pretesi da De Lorenzo qualche anno prima. Nel frattempo l'Arma avrebbe assunto il controllo delle istituzioni e dei servizi pubblici principali, compresi la televisione, le ferrovie ed i telefoni.

All'ordine del comandante generale (che in teoria avrebbe potuto impartirlo sprovvisto di istruzioni superiori), i carabinieri avrebbero catturato quei personaggi politici indicati e li avrebbero inviati in Sardegna via mare o su aerei coi finestrini oscurati, detenendoli in uno dei siti più impervi del territorio nazionale.

Dicono le cronache che il 2 giugno 1964 la tradizionale parata per la festa della Repubblica contava un numero di militari e armi straordinariamente più elevato del solito.

Dopo la sfilata, il Comando generale comunicò che le truppe affluite nella Capitale per le celebrazioni vi si sarebbero trattenute sino alla fine del mese successivo. A Roma giunsero anche i paracadutisti dei corpi speciali; alcuni gruppi di sottufficiali, addestrati nei mesi precedenti nell'utilizzo di apparecchiature elettroniche di trasmissione, si trasferirono in gran segreto e massima riservatezza a Roma e a Milano per essere preparati, in caso di attuazione del piano, così da poter occupare subito le sedi della Rai.

Il contemporaneo Piano Sigma

Nello stesso periodo era già stato predisposto il Piano Sigma; progetto militare di richiamo alle armi di gruppi congedati di ex carabinieri, atto a riorganizzare alcuni settori dei carabinieri in vista del Piano Solo.

Governo Moro.

Rimasto senza maggioranza il governo Moro, primo di centro-sinistra della Repubblica, fu costretto alle dimissioni. La ricomposizione sembrava difficile e un'eventuale riedizione del centrosinistra non sarebbe piaciuta a Segni, poiché vedeva, in prospettiva, rischi gravi di destabilizzazione per la democrazia italiana.

Lo scontro era: Moro, che avrebbe aperto una parte della Democrazia Cristiana al Partito Comunista Italiano, Segni che minacciava un governo di tecnici sostenuto dai militari.

Alla fine ci fu un secondo governo Moro, il partito socialista con Nenni ridimensionò i programmi di riforme e l'emergenza rientrò, nessun carabiniere dovette muoversi, fortunatamente.

Segni fu colpito da un ictus cerebrale nel corso di un'accesissima discussione con Moro e Giuseppe Saragat; la supplenza del Quirinale fu assunta dal Presidente del Senato Cesare Merzagora. Qualche mese dopo, perdurando la condizione di impedimento, Segni si dimise definitivamente e al suo posto fu eletto Giuseppe Saragat.

Nel dicembre del 1965, dopo aver lasciato l'Arma, De Lorenzo diventò capo di stato maggiore dell'Esercito. Fu destituito per il caso delle deviazioni del SIFAR dal suo incarico allo stato maggiore dell'esercito. Nel 1967 il giornale l'Espresso uscì con il titolo "1964 Segni e De Lorenzo tentarono il colpo di Stato", Segni e de Lorenzo fecero pressione sul Partito Socialista, che rinunciò alle riforme ed accettò di formare un secondo governo Moro perché preoccupato dell'attuazione di questo piano.

La commissione Piano Solo. De Lorenzo diventò deputato. Conclusione: «una deviazione deprecabile» ma non tentativo di colpo di Stato

La risonanza mediatica portò ad un grande dibattito in Parlamento, dove si decise di istituire un'apposita Commissione parlamentare d'inchiesta, presieduta da Giuseppe Alessi. Nel frattempo, nel 1968, de Lorenzo diventò deputato nelle file del Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica e nel 1968 tentò di organizzare e decidere come si sarebbero svolti i lavori di inchiesta parlamentare che lo riguardavano.

Parte del materiale raccolto dagli organismi che avevano indagato fu coperto da omissis per motivi di sicurezza, facendo mancare perciò il necessario materiale d'esame, e anche la lista degli «enucleandi» andò perduta (mentre dei fascicoli SIFAR si dispose la distruzione).

La commissione infine, escluse ogni tesi di tentato colpo di Stato ma il piano fu dichiarato illegittimo (perché approntato all'insaputa dei responsabili governativi e delle altre forze dell'ordine e affidato unicamente ai carabinieri) fosse irrealizzabile e fantasticante, bollandolo come «una deviazione deprecabile» ma non come un tentativo di colpo di Stato.

La commissione parlamentare terminò i lavori nel dicembre del 1970 escludendo perentoriamente ogni tesi dolosa di tentato colpo di Stato: il Piano, rimasto allo stato di bozza, non fu ritenuto attuabile, non essendo emersa alcuna prova a favore dell'esistenza di un proposito di organizzare un golpe.

Nel 1990 il governo Andreotti VI deliberò la rimozione degli omissis ed emerse che anche la sede del PSI avrebbe dovuto essere occupata, con 20.000 carabinieri da impiegare.

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